Luci ed ombre della nuova Strategia energetica nazionale

di Francesco Meneguzzo

84ba5398064fdfb214e775d5d2781b14_XLFirenze e Palermo, 10-Nov-17 Dopo un’ampia fase di consultazione pubblica sul testo che ha visto pervenire a Governo e Parlamento oltre 300 commenti, è stata presentata oggi a Palazzo Chigi la Strategia Energetica Nazionale. Obiettivi del Governo: competitività, tutela dell’ambiente.  Abbiamo chiesto un commento a Mario Pagliaro con il cui Gruppo di ricerca al Cnr abbiamo dedicato numerosi studi ai profondi cambiamenti del sistema energetico italiano nel corso dell’ultimo decennio.

Quali sono i punti di forza della nuova Sen?

Il primo è il fatto stesso che esista: mentre la Germania ha la sua Energiewende da oltre un decennio, l’Italia non ha fatto per troppo tempo programmazione energetica pubblica, quando per evidenti motivi di ordine economico e ambientale, si tratta di un tema centrale per il Paese, e per tutti i Governi che verranno. L’altro è l’uscita dal carbone, utilizzato ad esempio a Civitavecchia e a Brindisi, entro il 2025.

E quelli di debolezza?

La timidezza nel promuovere lo sviluppo delle fonti rinnovabili: vento, acqua, sole e terra, il cui impetuoso sviluppo nel corso degli ultimi dieci anni ha radicalmente cambiato la generazione elettrica in Italia, molto al di là delle più rosee previsioni. E’ del tutto possibile puntare ad una piena transizione energetica alle fonti rinnovabili al 2050, ma questa deve essere programmata in modo dettagliato e progressivo. Esattamente come stanno facendo in Germania: rispetto alla quale noi abbiamo risorse molto superiori tanto nella fonte solare che in quella geotermica.

Competitività e sicurezza. Le sembra che la nuova SEN promuova la competitività e la sicurezza del nostro sistema produttivo?

Sì: l’ulteriore sviluppo della generazione da fonti rinnovabili farà diminuire ulteriormente il Prezzo unico nazionale dell’elettricità, e abbasserà ancora le importazioni di petrolio e gas. Quanto alla sicurezza del sistema, è stata proprio la drastica espansione del parco energetico nazionale a fonti rinnovabili a consentirci di affrontare senza problemi tanto i picchi di domanda estivi dovuti al grande caldo, che la diminuzione delle importazioni di elettricità dalla Francia. Ad esempio, le due centrali a carbone di Genova e Gualdo Cattaneo che il Governo ha chiesto negli scorsi mesi di tenere aperte prevedendo una domanda che poi non si è verificata, non sono mai entrate in funzione.

Se dovesse dare un consiglio al Governo: questo, ma anche quello che verrà fra pochi mesi, quali sarebbero la priorità?

Gliene darei due, egualmente importanti. Il primo è quello adottare nuove politiche che favoriscano l’autoconsumo di famiglie e imprese grazie al fotovoltaico, al minieolico, al geotermico e al solare termico eliminando difficoltà regolatorie ottocentesche, attraverso avanzate Linee guida che spieghino come realizzare gli impianti, oggi divenuti capaci di tutelare generazione energetica e tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico. L’altra è quella di investire subito risorse pubbliche nella produzione dei sistemi di accumulo agli ioni di litio. Esattamente come avvenuto con le due società controllate dallo Stato, che a Catania costruirono in partnership con i giapponesi quello che è oggi il più grande stabilimento nazionale per la produzione di moduli fotovoltaici. L’Italia non può restare fuori da questo settore.